Le bambole
Daruma (達磨) sono in Giappone alcuni dei più popolari talismani portafortuna.
Rappresentano Bodhidharma, il primo patriarca della dottrina buddista Zen, il quale, nel V secolo, restò seduto per nove anni dinanzi a un muro ritenuto sacro a meditare senza muovere il minimo arto.
La leggenda vuole che i suoi arti e i suoi occhi siano caduti perché atrofizzati.
Senza gambe, né braccia, né occhi, dunque, queste paffute bambole votive presentano un basso centro di gravità e per questo, anche se spinte verso un lato, ritornano a posizionarsi dritte, simbolo di persistenza e forte determinazione.
Vengono disegnate con barba e baffi mentre gli occhi sono lasciati bianchi.
Perché?
Perché queste simpatiche figurine che oggi si trovano in Giappone, oltre che nelle case e negli uffici, anche nei negozi di tutti i tipi, possono fungere anche da “reminder” per i desideri.
Infatti, dopo averne espresso uno, si deve disegnare con inchiostro nero un solo occhio e disegnare l’altro quando il desiderio si sarà avverato.
Il rosso è il colore usato più di frequente per la loro realizzazione, ma ne esistono anche verdi, gialle, bianche, blu e marroni.
Esistono non poche canzoni e filastrocche che rendono omaggio al patriarca Zen, musa di queste creazioni, e tanti sono i riti di purificazione che ne conseguono; per esempio il rituale di bruciare le bambole nei templi che le hanno “marchiate” come segno di attesa, determinazione e costanza, da parte del proprietario verso la realizzazione del desiderio.
La prima volta che ne vidi una devo ammettere che lo trovai decisamente inquietante, gli occhi bianchi e l'espressione corrucciata non erano esattamente il genere di cose che mi piaceva... e infatti rimase dov'era.
Ora invece, conoscendo il significato che c'è dietro al suo aspetto inquietante (perchè sì, per me è ancora inquietante come prima!! xD), probabilmente se mi capiterà di nuovo di trovarne una credo che la prenderò.
Chissà che non possa essere un incentivo a realizzare qualcuno dei miei progettini.
Nel caso posterò qui la foto