Grazie mille Emy, già dopo due commenti mi sento pronta ad andare avanti a scrivere... Grazie mille a tutti, veramente!
Capitolo 2: La mia paura
Eccomi qui in questo paesino a pochi chilometri di distanza da Vicnus. Sono qui per proteggerlo. Ma secondo me abbiamo poche speranze. Sono quasi tentato di prendere tutto e di disertare. Sarebbe troppo facile. Aspetto che venga il momento. Spero che venga presto. Mi sto allenando sotto la pioggia. Quando rientro mi sento male. L’agitazione e l’acqua mi hanno tirato un brutto tiro. Ho preso la febbre. E la notte dopo, mentre dormo, mi giungono le grida dei soldati e delle persone del villaggio. Mi alzo di scatto e prendo a correre verso il villaggio ma quando arrivo è troppo tardi. Ormai era tutto in fiamme, le persone distese a terra, sfigurate da degli artigli che devono essere più affilati di una spada. Negli occhi un’espressione di puro terrore. Mi aggiro per quelle strade che sanno di morte senza vedere niente. Senza sentire niente. Sembra che la morte abbia assorbito tutto lasciando lì solo l’ombra delle cose. All’improvviso sento un rumore. Prendo una spada che giace al suolo. Faccio un respiro profondo. Vedo un’ombra infondo al paese. Sento il terrore inchiodarmi sul posto. Sento freddo nonostante le fiamme che mi circondano. Per la prima volta sento la paura nella sua forma completa. Cerco di muovermi. Anche il minimo movimento mi farebbe bene, sapere che la paura non mi ha reso sua schiavo. Allora sbatto le palpebre. L’ombra non c’è più. Cado a terra. Il terrore mi aveva paralizzato. Cerco qualcuno che sia ancora vivo. Niente.
Il giorno dopo fui trasferito in un paesino lì vicino perché sanno che il mostro ha cambiato direzione. Sono l’unico sopravvissuto assieme agli ufficiali e alle cariche maggiori. Spero di non dover incontrare la bestia. Almeno non direttamente.
Sono all’esterno del villaggio quando sento le prime urla. Mi inchiodo come era successo il giorno prima. Le prime fiamme, sento ogni centimetro di pelle che viene squartato da quegli artigli. Poi un grido più acuto degli altri. E mi risveglio. Corro verso la fonte del grido. E quando vedo la persona che lo ha emesso rimango paralizzato.
È una ragazza bellissima. La pelle bianca e delicata, quella del viso è sporca di fuliggine e sangue, le guance striate dalle lacrime. Ha i polsi rossi di pelle viva e sangue, come le caviglie. Ha i capelli lunghi e ricci, blu oltremare. Gli occhi uno verde e uno azzurro.” Un e-elfo??”.
La guardo esterrefatto. “Che bella…”. Mi chino per aiutarla ad alzarla, in quanto rannicchiata a terra. Lei mi guarda spaventata. <non ti preoccupare…Non ti farò del male…>.
< Sei tu quello che si deve preoccupare…>.
Credo di svenire…Che voce melodiosa e inebriante. < Il mostro è ancora qui?>.
<non lo so…>.
<ti ha fatto del male?> le chiedo prendendole una mano, che lei ritira.
<no. Perché ti preoccupi di me, scusa?>.
<perché hai urlato…>. E che urlo.
<scusa se era acuto sai!> mi dice indignata.
<ma io…>.
<l’hai pensato!> dice spintonandomi.
<ehi, calma!> le dico, afferrandole i polsi.
<mi FAI MALE LASCIAMI!> mi grida.
Le mollo i polsi per poi prenderla in braccio. “Che leggera…”.
<lasciami cafone!> mi urla colpendomi il petto con dei pugni ben assestati.
<ok!> e la lascio cadere. Lei si regge alle mie spalle, arpionando la camicia.
<perché l’hai fatto? ...> sussurra affondando il viso sulla mia spalla. La stringo a me.
<vieni con me… Ti posso guarire…>.
<non posso…> mi dice stringendosi di più a me.
<perché?>.
<ti metterei in pericolo…>.
<ma cosa…?!>.
E proprio in quel momento lei prende a correre velocissima. È inutile che io provi a seguirla. È troppo veloce. Poco dopo arrivano i miei superiori e vedono me. Lo sfacelo. Il sangue viola della giovane elfa che mi sporca la camicia. Mi portano alla caserma a fare i bagagli. Ormai ero diventato il Cacciatore di demoni.