Eccomi qui, con il 15° capitolo! L'ho finito finito tempo fa e me ne ero addirittura dimenticata!
Beh, ma l'importante è che ora ci sia qui!XD
Capitolo 15: Missione omicida
Quando mi risveglio non sento né vedo niente. Mi sento svuotato di ogni mia forza. Mi ritrovo con addosso una camicia pulita e asciutta, disteso su una coperta, ricoperto da altrettante coltri. Cerco debolmente di liberarmene. Una figura mi si avvicina. Spero di vedere Zaila ma niente. È solo una Sarah particolarmente preoccupata. Un Bjorn imbronciato se ne sta poco distante. Messo è al mio fianco, insieme ad Hurdir e Malendir. Mi tampona la fronte con una pezza bagnata. Le scosto la mano dolcemente. Fisso Bjorn, che sembra una teiera da quanto borbotta.
<che hai da fissare?> mi chiede in uno scatto iroso. Sarah si gira di scatto a fulminarlo.
<È appena svenuto, potresti essere un po’ più gentile? Riesci a parlare Sigmund?> mi chiede lei, aiutandomi a sedermi. Annuisco.
<provaci allora no?> dice lei sempre con la sua voce dolce. La guardo, contento. Poi guardo Bjorn, per niente contento.
<sei arrabbiato perché ti ho rubato la tua bella proprio quando volevi passare un po’ di tempo con lei vero?> gli dico con un mezzo sorriso, accarezzando la mano di Sarah. Gli altri ridono ma non per molto. Presto i loro sguardi cadono su di me, più o meno preoccupati. Devo essere proprio uno straccio per suscitare tutti questi sguardi.
<sigmund…> mi dice Malendir. Sembra un po’turbato.
<hai un morso sul collo…> mi dice con un sorrisino.
<oh beh, questo non appartiene a me…> dico io. Ora mi ricordo la visione. Mi è tornato alla mente, crudele ed estremamente dolorosa. Mi sfioro il morso che ho sul lato destro del collo. Poi faccio scendere la mano verso il petto. Lì incontro una catenina. La sfilo dal collo. La studio, confuso. È un cuore di platino, molto elaborato. Ci sono delle incisioni che, grazie alle lezioni di Vlad, riesco a comprendere. C’è scritto il nome della mia elfa. Cerco di aprirlo ma inutilmente. Poi mi balena in testa un’idea.
<ti amo> sussurro sulla superficie del cuore. Quello scatta, rivelando l’interno cavo. Nelle due cavità si mostrano due immagini. Una della sua famiglia. E una mia. Con lei. Credo che le abbia fatte lei, riesco quasi a vederla. Stringo il pugno sul ciondolo, richiudendolo, quando la testa comincia a martellare. La tengo tra le mani, il dolore che mi distrugge. Vedo delle mani che cercano di afferrarmi mentre io scappo. Torno per un momento nella grotta, appena per vedere i miei amici stringersi attorno a me. Continuo a correre, avvolto in un lenzuolo, bagnato. Rischio di cadere, un po’ per il lenzuolo, un po’ per i miei piedi bagnati. Cerco di scappare. Ma da cosa?
<sigmund!> dicono le mie stesse labbra. Ma quella non è la mia voce. È la sua, quella del mio angelo! Cosa succede amore?!
<salvami ti prego!> mi supplica. Dove sei? Ti porto via di lì! Vedo la sala buia, delle scale, una parte di prato, in alto, in fondo a una scala. Mi pare di averlo già visto…
<son->.
Crollo sul pavimento, sudato ed esausto.
<zaila… credo di sapere dove si trova> dico loro, risedendomi.
<dov’è?> mi chiedono in coro, stringendosi ulteriormente attorno a me.
<a- aspettate un secondo, io credo solamente di aver capito…> dico io cercando di allontanarli.
<dicci allora cosa credi di aver capito> dice Messo, tranquillo come al solito.
<non ho tempo di spiegare, dobbiamo muoverci!> dico loro mentre raccolgo le mie cose.
<entro stasera dovremmo raggiungere il posto dove la tengono prigioniera> dico io, mentre spargo le ceneri per terra. Corro dai cavalli, sistemando la bisaccia e i nostri bagagli il più velocemente possibile. Monto in sella e aspetto gli altri. In un men che non si dica stiamo cavalcando per quelle lande desolate.
Come avevo previsto, entro sera vediamo Vicnus in lontananza.
<dove siamo?> mi chiede Sarah.
<al mio villaggio natale, adesso dobbiamo andare alla casa del sindaco… ma io devo fare qualcosa per la mia faccia> dico loro, ricordandomi di essere ricercato.
<oh beh, credo che basti la barba!> dice Bjorn, stringendo a sé Sarah che aveva deciso di cavalcare con lui.
<e gli occhi? E voi?> chiedo io.
<basta un incantesimo illusionista> dice Sarah.
<beh, allora fatelo> dico io.
<tesoro, riesci anche tu sai?>.
<non credo proprio!> rispondo indignato.
<prova a ripetere con me: “Nataka acho ja kiyani”> dice Sarah. “Voglio occhi verdi” … ok, se lo dice lei…
<nataka acho ja kiyani> dico decisamente poco convinto. All’improvviso mi sento strano. Mi vengono le vertigini. Poi guardo gli altri, che mi squadrano soddisfatti.
<che ti dicevo? Non hai solo il nome elfico mio caro!> mi dice Sarah. Borbotto in segno di assenso e riprendiamo la nostra corsa.
<venite, qua c’è una locanda fatta apposta per noi> dico loro. Devo ancora abituarmi al fatto che i miei accompagnatori hanno la pelle scura e i capelli neri, come i tratti più squadrati o più morbidi… inquietante. Entriamo nella locanda e prendiamo una camera.
<rendete questa camera insonorizzata per favore… in questo periodo anche i muri hanno orecchi> dico loro, andando alla finestra.
<cosa ci facciamo qui? Avevi nostalgia di casa?> mi chiede sarcastico Bjorn.
<non ho più nessuno da cui tornare, quindi direi proprio di no> gli rispondo freddo.
<scusami> mi dice. Faccio un gesto con la mano.
<fa niente… comunque se vogliamo far qualcosa dobbiamo consolidare le conoscenze che abbiamo del sindaco. Questo si sveglia alle 9, alle 10 è in salone a far colazione. Dalle 11 alle 12 è in giro per visite e affaracci suoi e alle 13 pranza. Dalle 15 alle 18 dorme. Nemmeno il furore della guerra lo sveglierebbe. Dalle 18 e 30 cena con altre persone di rilievo. A volte le cene durano fino alla mattina. Ed è proprio in quel momento che dobbiamo colpire…>.
<dobbiamo irrompere in casa sua e, brandendo spade e lance, costringerli a dirci dove è la principessa?> chiede Bjorn su di giri. Lo guardo a bocca aperta. Dove le tira fuori certe idee?
<potremo anche fare così...> dico loro, < alcuni entrano in casa del sindaco mentre alcuni mi seguono nei sotterranei e andiamo a prendere la principessa> dico io, con un sorriso, stringendo le braccia al petto. Gli altri mi guardano. Mi credono ancora più pazzo di Bjorn.
<mi pare una buona idea…> dice Messo con un mezzo sorriso.
<quando agiamo?> chiede Hurdir.
<domani sera, ci sarà una festa enorme>. “Il suo compleanno…” penso massaggiandomi la radice del naso.
<e come ci divideremo?> mi chiede Sarah.
<hurdir, Malendir e Sarah entreranno in casa mentre io, Messo e Bjorn andremo nei sot->.
<ma IO VOGLIO IRROMPERE NELLA CASA!> strepita Bjorn. Lo squadro sconvolto.
<ok ok ok… va bene, fa scambio con Malendir> dico io sconsolato.
<saremo insieme amore mio!> dice Bjorn abbracciando i fianchi di Sarah.
<caro, ti conviene togliere le manine da lì> dice lei con un sorriso omicida. Scoppiamo a ridere.
Per tutto il giorno studiamo i movimenti del sindaco, sembra proprio che io abbia ragione. Aspettiamo. Intanto l’attesa è snervante.
La sera dopo entriamo in azione. Gli elfi si mettono in postazione a lato delle grandi finestre che danno sul salone. Noi intanto cerchiamo la grande quercia che ho visto attraverso gli occhi di Zaila. La troviamo e in corrispondenza deve esserci qualcosa – come un buco, una cantina - ma cosa?
<ahia…> sussurro contrariato quando il mio piede sbatte contro qualcosa. Abbasso lo sguardo.
<wnamga> sussurro. Una piccola sfera di luce compare sul mio palmo aperto. Vedo che l’erba in quel punto è levata. Mi strofino gli occhi pensando di aver visto male. Ma il rettangolo di un metro per due di terra ed erba è lì, non molto distante dal muro della casa. Sollevo leggermente il rettangolo con la punta dello stivale. Ora riesco a vedere i cardini. Chiudo il palmo e do il permesso a Messo di fare il segnale (niente di speciale, solo il verso di una civetta). Gli altri rispondono con due versi gracchianti da cornacchie ed entrano in casa. Noi solleviamo il coperchio ed entriamo. Scendiamo lentamente senza fare rumore. Non so esattamente cosa aspettarmi là sotto. Forse un sotterraneo, una caverna… niente. Il buio è totale, non vedo assolutamente niente. Aspetto che i miei occhi si abituino all’oscurità. E quando mi rendo conto di dove sono… sono quasi tentato di fare dietro front e abbandonare la missione, che ora risulta omicida. Quei bracieri di bronzo, quelle colonne, quelle scalinate e quegli inginocchiatoi… mi sembra di vedere l’immagine di quel libro che lessi tempo fa, all’Accademia. Uguale, forse l’immagine era il ritratto di questo posto… un tempio della Setta.