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La via del samurai

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Sho Usui-Black Bird
view post Posted on 29/3/2012, 14:13     +1   -1




La Via del samurai.

Introduzione dell’autrice:racconto ambientato agli inizi del seicento. Il protagonista si chiama Musashi Miyamoto. Il suo nome originale è , però, Tkezo Shimmen. Non ho voluto inventare da me questo personaggio, poiché è un eroe realmente esistito nel Giappone di quei tempi. Ho appreso di questo ronin attraverso il libro “Musashi” di Eiji Yoshikawa, e ho voluto creare qualcosa che non copiasse la sua storia, ma, qualcosa di diverso. Sempre ronin sarà, e sempre una testa calda avrà, ma, differirà in quanto a storia e compagni (quasi tutti appartenenti alla storia giaponese).

La storia si apre durante una bevuta fra compagni, e, per far capire, a coloro che non sanno molto sui samurai, come vivevano, metterò qua e la qualche citazione di “Hagakure”. (Ride) vi spiegherò più in la che cos’è quest’altro libro. Buona lettura.

Sakè .

“Agakure: molti uomini sono falliti, in vita loro,

per il vizio del bere. Ciò è estremamente increscioso.

Uno deve conoscere la propria resistenza, e non bere mai oltre.

Può capitare, ogni tanto, di sbagliar calcolo e non regolarsi.

Un samurai non deve mai abbassare la guardia, quando beve,

di modo che se avviene qualche imprevisto egli sia pronto

ad affrontarlo in modo adeguato.

I banchetti ove si servono bevande alcoliche

Sono come l’aria aperta, e ci sono molti occhi

che ti osservano. Bisogna stare accorti.”

Se ne stava li, buono buono, a osservare i suoi compari che bevevano felici e spensierati, mentre lui, Musashi, se ne stava ritto e con gli occhi attenti, con gambe e braccia incrociate e con la katana a portata di mano. I suoi compagni lo deridevano, poiché non si univa a loro nella bevuta. Ma lui nulla, non reagiva, se ne stava zitto a guardare le bottiglie bevute da Minamoto. “Uff” pensava Musashi “ma quanto bevono? E dire che in questo periodo c’è da stare accorti, non sono in buoni rapporti con la scuola di scherma di queste parti … vorrei fare i bagagli e andarmene …”

Siamo nel 1605, anno in cui muore Tokugawa Ieyasu, grande daimyo che, due anni orsono, assunse il titolo tradizionale di Shogun, in nome dell’antico, ma imponente lignaggio imperiale di Kyoto.

Ieyasu trasmise lo shogunato a suo figlio Hidetada. Quest’ultimo, maestro della scuola di scherma Yoshioka, aveva dato un gran da fare a Musashi, poiché sfidandolo, e poi ottenendo una sonora sconfitta, aveva portato disonore alla propria scuola, diventando rivale del ronin.

Ma, quest’ultimo, sembrava non badare al giovane ventitreenne, poiché preso nella preparazione per lo scontro col suo grande rivale, Sasaki Kojiro.

Musashi, però, stava sempre sull’attenti, poiché Hidetada lo inseguiva a destra e a manca per la rivincita.

Intanto però il ronin guardava disgustato Minamoto che continuava a bere. Una, due, tre, quattro … ma quante bottiglie si stava scolando? Musashi si copri gli occhi con una mano borbottando.

Che gran vergogna, per lui, ex samurai dell’esercito, assistere alla sbronza di un suo compagno.

Pur non essendo più in servizio, Musashi Miyamoto, restava un samurai che continuava a seguire la Via del samurai, anche se, forse era un po’ troppo rigido.

<< Miyamoto! Esci vigliacco! >> i compagni di bevuta guardarono il suddetto samurai rivolgendogli sorrisi beffardi e dicendo: << Musashi, non vorrai far la parte del vigliacco con quel moccioso. Vero? >>

Musashi sospirò, e alzandosi, rimettendosi i sandali e prendendo con se la katana uscì fuori dal locale. I suoi occhi vispi e neri si posarono sul giovane Hidetada che lo guardava fisso e arrabbiato, brandendo già la spada rivolta verso l’avversario.

<< Sguaina la spada Miyamoto! E’ l’ora della rivincita!Se sei uomo combatti! >> Musashi lo guardava con sguardo severo e poi disse serio: << non ti sei ancora stancato? Non voglio battermi, perché non ne avrei motivo. Non ne trarrei soddisfazione da uno scontro con un giovane inesperto. Ritenta con qualcun altro … >> Hidetada stava perdendo la pazienza, e controbatte così dicendo: << senti un po’, smettila con queste stupidaggini! Io voglio la rivincita! >>

<< Perché? >> chiese serio Musashi.

<< Come?! >>

<< Ti sto chiedendo perché esigi una rivincita. Mi hai sfidato e hai perso. Ci hai riprovato ma il tuo destino era sempre lo stesso. Va a casa, puzzi ancora di latte >> mentre rientrava nel locale, Minamoto uscì ad accoglierlo, ma questi rivolgendosi a Hidetada, disse: << dai ragazzo, vieni ad unirti a noi;tanto offre Musashi. >>

Il giovane accettò, mentre il suo “rivale”, all’interno, si sedette a distanza da lui, che mentre stava per iniziare a bere, chiese: << e quello che ha? Perché non beve? >> Eiji, uno del gruppo, rispose: << oh lui? Beh, è un samurai di tutto punto; non ama bere, dice che bisogna sempre essere lucidi di mente, nel caso succedano incidenti e bisogna intervenire >>

Hidetada lasciò il bicchiere sul tavolo per andarsi a sedere vicino a Musashi.

<< Deciso di non bere? >> disse quest’ultimo abbozzando un sorriso. Il giovane non rispose e distolse lo sguardo.

Qualcuno, nel locale, iniziò a cantare ondeggiando la katana sguainata in aria ubriaco. Musashi lo guardò indignato. Il sakè faceva proprio un brutto effetto.


 
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