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Blade of the Phantom Master - Shin Angyo Onshi

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Trevor Belmont
view post Posted on 15/12/2011, 13:51     +1   -1




Il regno di Jushin (realmente esistito) è decaduto. Angherie e soprusi vengono impunemente consumate ovunque, e la vita di ognuno è perennemente minacciata dalle mostruosità partorite dalla corruzione umana. Contrariamente a quel che si potrebbe pronosticare a questo punto, non assistiamo all’entrata in scena di alcun paladino che lotta per un bene supremo. Munsu è infatti un protagonista inconsueto, come se ne son visti pochi prima: cinico, pragmatico, arrogante, schivo, astuto, che antepone i suoi interessi a qualsiasi altra cosa… come sicuramente nelle intenzioni dell’autore, egli potrebbe risultare decisamente indigesto al lettore sin dalle iniziali battute.
Costui si ritrova a ricoprire, a quanto pare suo malgrado, il ruolo di Angyo Onshi; una sorta di agente governativo (figura anch’essa realmente esistita) che erra per il regno in incognito, al fine di riportare ordine e giustizia dove necessario. Egli sembra in realtà perseguire un fine tutto personale, che lo porta solo accidentalmente ad incrociare il destino di gente povera, vessata ed indigente, di cui in realtà si infischia altamente, deprecandone persino la mancanza di iniziativa con frasi del tipo: “I miracoli non accadono a chi sta fermo ad aspettare l’aiuto del cielo”. La sua è una ricerca maledetta in realtà, la caccia ad un essere diabolico che sembra aver avuto parte attiva nella caduta dell’impero Jushin; ma questi ed altri trascorsi verranno man mano centellinati al lettore con tecniche narrative mai scontate. Il nostro potrà comunque contare sul supporto del suo Mahai, un antico medaglione (ne esistono di tre tipi in realtà) in grado di evocare l’armata fantasma di Jushin al grido di: “Tremate! L’angyo onshi è qui!”. Questo mezzo non va però visto come il solito deus ex machina cui l’autore fa ricorso, nei momenti critici, al fine di trarre l’angyo onshi fuori d’impaccio. Esso possiede, infatti, delle grosse limitazioni, ed al suo proprietario toccherà far ricorso, piuttosto, alla propria abilità ed al proprio ingegno, oltre che alla cara polvere da sparo.


Nonostante un inizio forse un po’ “classico”, con quel che suona per certi versi come un palese omaggio al primo capitolo di Berserk, il manga abituerà a colpi di scena sin dagli esordi della narrazione, cosa che fornisce nell’immediato un’idea di cosa il lettore dovrà aspettarsi; anche se l’intreccio si farà davvero interessante dopo un paio di volumi. Infatti nei primi l’opera si concentra più su di una sceneggiatura ad episodi autoconclusivi, alcuni con dei picchi di coinvolgimento degni di nota, con i quali però vengono più che altro presentati il contesto ed i vari personaggi. Dopo che a Munsu si saranno infatti uniti la bella Sando ed il buffo Banja, In-Wan Youn abbandona l’iniziale struttura narrativa, per abbracciare uno sviluppo più ampio ed articolato, grondante di misteri e retroscena tutti da svelare.
Da un certo punto in poi il racconto si concentrerà anche su di una importante componente sentimentale, che potrebbe sicuramente risultare gradevole anche alle lettrici che normalmente si tengono lontane da seinen di questo tipo, perché magari aprioristicamente ritenuti un’accozzaglia di violenza e volgarità. Sia ben chiaro: in quest’opera non vi è nessuna traccia di buonismo, ma allo stesso tempo non si nota uno smodato ricorso ad una cattiveria deviata e gratuita; trattasi in definitiva di un particolare equilibrio reso possibile, soprattutto, dalla forte e ben riuscita caratterizzazione dei personaggi dell’opera. Proprio per questa sua completezza, Shin Angyo Onshi potrebbe risultare gradito praticamente a qualsiasi lettore maturo.
Risulta, infine, piacevolmente spiazzante il ricorso ad un certo umorismo che, pur facendo capolino nelle situazioni più impensate, ben riesce a coesistere con le più complesse e toccanti tematiche principali.

Il disegno di Kyung-Il Yang è, come nella miglior tradizione coreana, estremamente ricco e particolareggiato, ma allo stesso tempo si dimostra sempre leggibile e pulito, anche nelle scene d’azione più concitate. Magistrale è inoltre il ricorso ad un’ampia tessitura chiaroscurale, resa tramite un'efficace combinazione di retini ed un fittissimo tratteggio incrociato, e atta a caricare di emotività le tavole più significative della narrazione. Il chara design, inizialmente più spigoloso, acquista morbidezza col succedersi delle tavole, ed un occhio di riguardo viene sempre prestato alla credibilità ed alla naturalezza delle anatomie, anche per quel che concerne il bestiario; allo stesso tempo però si dimostra una certa versatilità, come nel caso del moderato ricorso ad un nipponicissimo stile caricaturale per alcuni passaggi ironici.


 
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view post Posted on 16/12/2011, 12:18     +1   -1
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"Houhe o Taraluna, Ron de Rotarel!" Discendente della famiglia Phantomhive e amante segreta di Alois Trancy

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Trevor non mi deludi mai*w* appena nata questa sezione e tu già ci regali questo capolavoro!!!!

la storia sembra molto avvincente e per quanto riguarda i disegni, beh, i coreani non si smentiscono mai! hanno proprio l'arte che gli scorre nelle vene!!!! D:
 
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Trevor Belmont
view post Posted on 16/12/2011, 13:30     +1   -1




Eh lo so ho proprio buongusto XD a me sta piacendo parecchio, lo consiglio a tutti. Finalmente un protagonista strafottente come si deve!
 
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view post Posted on 21/12/2011, 09:19     +1   -1
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XD quindi un bel caratterino niente male **
 
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3 replies since 15/12/2011, 13:51   53 views
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