Elysium - Yaoi Saint Seiya Fan Site

Gabriel Garcìa Màrquez

« Older   Newer »
  Share  
Illelle
view post Posted on 11/9/2011, 17:59     +1   -1




Il nome completo è Gabriel José de la Concordia García Márquez.
È uno scrittore e giornalista colombiano (nato ad Aracataba nel 1928), che nel 1982 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura. Di lui, della sua vita, si potrebbero raccontare davvero molte cose, ma il miglior biglietto da visita per un autore sono i propri libri, quindi eccovi di seguito, in ordine cronologico, le opere da me lette e amate (nessuna esclusa). Spero di trovare qualcun altro (oltre a chibi-chan che aspetto al varco ^^) che conosca e ami questo artista, o almeno di attirare un pochino l’attenzione di chi non lo conoscesse bene…

"Foglie morte" (1955):
Tutta la vicenda si svolge nel villaggio immaginario di Macondo. Il titolo originale dell'opera, “La hojarasca”, sta ad indicare il mulinello di foglie secche e detriti che si forma durante i pomeriggi particolarmente caldi, ma nel linguaggio popolare significa anche immondizia. È questo secondo significato a interessare l'autore, che allude a tutta la gente di malaffare giunta nel villaggio al seguito di una compagnia bananiera, che poi andandosene porta via con sé tutte le ricchezze e l'effimero benessere, lasciando indietro la feccia, il dramma della povertà e un’esistenza fatta di ozio forzato. In questo clima viene esplicata la trama: un dottore che viveva isolato da dieci anni dal resto del paese si impicca e un suo vecchio amico deve seppellirlo rischiando di andare incontro alla contrarietà generale della popolazione che odia il medico da quando si era rifiutato di assistere dei malati che avevano urgente bisogno di cure. Le voci narranti sono quelle del vecchio colonnello che deve seppellire il medico, di sua figlia e suo nipote; attraverso il loro racconto, viene piano piano alla luce la storia personale del morto e lo scopo dell’autore credo sia quello di insinuare nel lettore il dubbio se inquadrarlo come personaggio negativo o anch’egli, come tutti, vittima del fato.

"I funerali della Mama Grande" (1962):
Si tratta di una raccolta di otto racconti.
Il più bello a mio parere è “Nessuno scrive al colonnello” (che apre la raccolta), in cui un vecchio colonnello, che ha partecipato alla rivoluzione e ricoperto il ruolo di tesoriere, aspetta da anni di ricevere la pensione, recandosi tutti i venerdì all’ufficio postale e tornando sempre a mani vuote a casa, dalla moglie, malata di asma e disillusa, e dal loro splendido gallo, unico ricordo del figlio ucciso dalla polizia e sola fonte di sostentamento grazie ai combattimenti. Nonostante tutto, il vecchio mantiene un cocciuto ottimismo e fiducia nel futuro, dunque continua la sua infinita attesa…
Invece ne “I funerali della Mama Grande”, una ricca feudataria di Macondo muore (all’età di 92 anni e vergine), lasciando ai vari parenti un’ampia fortuna, ma soprattutto un gran numero di insegnamenti e di memorie. Tali memorie vengono rievocate durante il suo funerale, al quale, per via dei molti miracoli compiuti in vita dalla donna, partecipa anche il papa. Di fatto, tutta la vita della Mama Grande non è che un ponte tra il passato del villaggio e dei suoi abitanti e il futuro, tant’è vero che durante il funerale compaiono per la prima volta alcuni dei personaggi principali di “Cent’anni di solitudine”

“Cent'anni di solitudine” (1967):
Anche in questo caso, tutte le vicende ruotano attorno a Macondo e alla famiglia Buendìa, il cui capostipite è anche il fondatore del mitico villaggio. Sia la vita di questa famiglia che quella dell’intera comunità di Macondo verranno toccate dallo scorrere del tempo e dall’alternarsi degli eventi, ma alla fine tutto rimarrà sempre uguale. Alla fine di ogni generazione, al nascere della successiva, la vita continuerà a scorrere con lo stesso ritmo, nessun cambiamento, neanche 32 rivoluzioni, riuscirà mai ad apportare modifiche durature. Così i vecchi non sono la memoria di un tempo passato, ma i sibillini conoscitori degli eventi futuri.
La ripetitività del tempo e dei fatti è appunto il grande tema del romanzo, un tema in cui l'autore riconosce la caratteristica principale della vita colombiana.
“Cent’anni di solitudine” è considerato, dopo “Don Chiscotte della Mancia”, l’opera letteraria in lingua spagnola più importante al mondo

“L'autunno del patriarca”(1975):
Il romanzo parte dal ritrovamento del cadavere di un vecchio generale-dittatore (il Patriarca appunto, il nome suo e della sua isola non vengono mai specificati) di una nazione caraibica. Svariati narratori racconteranno, a ritroso, tutta la sua storia. Egli prese il potere a seguito di una guerra civile vinta grazie all'appoggio di potenze straniere e da quel momento, sopraffatto dalla sua stessa brama di potere, ha condannato sé stesso e tutti coloro che lo circondano (e che finiranno i loro giorni maledicendolo) a una completa solitudine, fatta di isolamento, sospetto, silenzio. Quest’opera è anche una denuncia delle realtà politiche e sociali di molti stati del sud del mondo

“Cronaca di una morte annunciata” (1982):
Come dice lo stesso titolo, la morte del protagonista, Santiago Nasar, è stata pubblicamente preannunciata dai suoi due assassini, che sono i fratelli di una ragazza a cui Santiago avrebbe “tolto l’onore”. L’omicidio avviene effettivamente il giorno dopo delle nozze di lei, quando il marito, saputa la vicenda, decide di ripudiarla. Ma qui viene il bello: lo stesso identico episodio viene raccontato e modificato da tutti coloro che, in maniera più o meno diretta, lo hanno vissuto; e sembra quasi che ognuno racconti una storia nuova e completamente diversa da quella narrata precedentemente. C’è una sola caratteristica comune: di fatto si scopre che l’episodio ha coinvolto un intero paese e che ciascuno, compresi gli assassini, avrebbero voluto evitare il delitto, ma sono stati sovrastati dal caso e dagli eventi. È uno dei romanzi più brevi di Màrquez, ma anche uno dei più intrecciati.

“L'amore ai tempi del colera” (1985):
Florentino Ariza è un impiegato con la passione per la poesia. In occasione di una consegna presso un ricco mercante, scorge la giovane figlia del padrone di casa, Fermina Daza. È un attimo, ma lui decide che lei sarà l’unico amore della sua vita. Fermina, in un primo momento, ricambia apertamente il sentimento, che però viene ostacolato dal padre, fino a quando la giovane non decide di erigere un muro di indifferenza nei confronti di Florentino. Perché questo amore possa sbocciare dovrano passare "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese"…

“Dell'amore e altri demoni” (1994):
Racconta la storia d'amore tra una bambina creduta posseduta e il prete che avrebbe dovuto esorcizzarla. Sono molti i particolari fiabeschi ma i temi principali sono estremamente crudi: l'amore contrastato dei due amanti, l'ingiustizia e la ferocia dell'inquisizione della chiesa, l'amore paterno scoperto troppo tardi dal padre della bambina e l'incontrastabile ostinazione delle credenze popolari.

“Notizia di un sequestro” (1996):
Quest’opera si rifà a una vicenda realmente accaduta in Colombia, quando gli “Estradabili”, un gruppo di narcotrafficanti, guidati dal criminale Pablo Escobar, sequestrano dieci persone, tra cui alcuni personaggi di spicco della società colombiana. In cambio del loro rilascio cercano di ottenere la modifica di una legislazione che avrebbe autorizzato la loro estradizione negli Stati Uniti. Il libro nasce dopo l’incontro di Màrquez con una delle vittime, che aveva espresso il desiderio di raccontarne la storia. L’autore ricostruisce dunque le vicende legate ai dieci sequestri dopo averli incontrati tutti di persona.

“Memoria delle mie puttane tristi” (2004):
Un vecchio e solitario giornalista, che per tutta la vita si è rapportato alle donne e al sesso come qualcosa di unicamente fisico e passionale, decide a 90 anni di concedersi un’ ultima notte di piacere assieme a un’adolescente vergine. Quella che doveva essere l’ultima di una serie di avventure ormai note, diviene un’esperienza unica; l’uomo, notte dopo notte, scopre il piacere e la gioia di contemplare il corpo nudo della giovane, senza toccarla, solo godendo della sua presenza, della sua vicinanza…in altre parole, scopre finalmente cos’è l’amore. Agrodolce è la considerazione di aver scoperto il più grande e bello dei desideri, proprio nel momento in cui essi stanno per scivolare via assieme alla vita.

“Diatriba d'amore contro un uomo seduto” (2007):
Sia nello stile che nel contenuto è un’opera assolutamente unica nel panorama dell’autore. Si tratta infatti di un monologo per teatro, in cui Graciela, una donna nata nell’estrema povertà e che è riuscita a riscattarsi grazie all’impegno nello studio e al matrimonio con un uomo molto ricco, tenta un dialogo col consorte, il quale però, come avviene ormai da 25 anni, siede indifferente e silenzioso sulla poltrona leggendo il giornale. Agli occhi del mondo arido e borghese che la circonda, Graciela dovrebbe essere felice, perché ha ottenuto tutto ciò che dalla vita potesse desiderare. Ma a lei mancano la presenza e l’amore del suo uomo, manca un matrimonio della cui esistenza solo lei si era voluta illudere. La cosa eccezionale è il tono che usa la donna nel suo monologo, miscelando perfettamente velenosa ironia, rassegnazione, tristezza e tanta rabbia repressa.

Personalmente, tra questi, i libri che preferisco dell’autore sono “Cent’anni di solitudine”, “Dell’amore e altri demoni” e “Memoria delle mie puttane tristi”, ma anche gli altri sono assolute opere d’arte che ti entrano dentro e non vanno più via, divengono parte di te, del tuo modo di sentire il mondo, il tempo, gli uomini e le donne…ma soprattutto te stesso e il tuo modo di vivere.
 
Top
chibi-chan
view post Posted on 12/9/2011, 12:21     +1   -1




Eccomi arrivata saltellando al varco come promesso

Davvero complimenti per l'avvio del topic Illelle, non mi resta molto da dire perchè tu sei già stata molto brava ed esauriente ^_^ !

Anche a me piace tantissimo García Márquez, potrei solo aggiungere che è uno dei maggiori esponenti del cosidetto realismo magico.
Wikipedia definisce come realismo magico l'introduzione di elementi fantastici in contesti altrimenti realistici. In realtà, per capire esattamente cosa sia il realismo magico la cosa migliore è leggere proprio un'opera di Márquez, il suo bellissimo “Cent'anni di solitudine” che è visto proprio come l'opera più rappresentativa di questo realismo magico; che è un elemento che si può ritrovare nei personaggi, nella storia, nei paesaggi ...è disseminato un po' dappertutto, e rende l'opera straordinaria, come se, oltre all'anima dei personaggi, ci fosse un altro cuore a battere dentro la storia assieme a loro.
Leggendo Márquez, si percepisce la sua costante ricerca dell'elemento magico nella quotidianità e, come, allo stesso tempo, riesca a donare verosimiglianza all'elemento fantastico.

Anche il modo in cui fa vivere i luoghi assieme alle persone è davvero straordinario, leggendo le sue opere sembra davvero di poter respirare l'aria del Sud America e dei Caraibi e coglierne la vera essenza, immobile e afosa.

Io di Márquez fino ad ora ho letto (li elenco in ordine sparso):

- Cent'anni di solitudine
- L'amore ai tempi del colera
- Cronaca di una morte annunciata
- Vivir para contarla
- Dell'amore e di altri demoni
- Dodici racconti raminghi. In questa raccolta non vi è un vero e proprio filo conduttore, in realtà, come scrive l'autore stesso nella sua bellissima introduzione (per me potrebbe essere tranquillamente quasi il racconto numero 13), sono storie che hanno chiesto a lui di essere raccontate, dato che ritornavano continuamente a lui sotto forma di suggerimenti, appunti, nonostante se ne fosse sbarazzato varie volte. Fra tutti, il mio preferito è proprio l'ultimo della raccolta, “La traccia del tuo sangue sulla neve”.

I miei preferiti? Mi piacciono tutti tantissimo, posso solo dire che quello che ho letto più volte è stato L'amore ai tempi del colera, e per il futuro mi sto impegnando nel leggere altre sue opere, perchè lui è veramente un autore prolifico e ha scritto molto.

CITAZIONE
anche gli altri sono assolute opere d’arte che ti entrano dentro e non vanno più via, divengono parte di te, del tuo modo di sentire il mondo, il tempo, gli uomini e le donne…ma soprattutto te stesso e il tuo modo di vivere.

Dovevo chiudere con questa tua citazione, perchè è proprio questo il grande regalo che ha fatto anche a me l'opera di Márquez: è un'opera davvero straordinaria, ed anch'io posso solo ripetere che ti entra dentro, cambiando un pochino la prospettiva con cui guardi il mondo...in fondo io credo che sia proprio questo il senso dell'arte, oltre al bello, anzi grazie al bello, è capace di farti scoprire sempre nuovi orizzonti!
 
Top
1 replies since 11/9/2011, 17:59   73 views
  Share